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Il tempo, le riforme, il governo del Paese
Le annunciate
dimissioni del Capo dello Stato rischiano di creare un ulteriore problema in
un quadro politico già sufficientemente instabile. Dalle ultime polemiche in
atto, sembrerebbe che Renzi e Berlusconi abbiano deciso
di esercitare i loro muscoli su questo prossimo delicato problema
politico-istituzionale.
Sostituire una personalità come quella di Giorgio Napolitano non sarà impresa
facile, e comunque potrebbe richiedere tempo ; ma il
tempo per un Paese ancora in crisi e bisognoso di riforme non è una variabile
asettica.
Torna con forza la questione delle Riforme per salvare e rinnovare l'Italia.
Quanto tempo occorrerà per approvarle, e quanto per valutare la loro
efficacia? Queste le domande. Oggi lo spread, grazie al ruolo della Banca
centrale europea, è favorevole; ma lo era anche a marzo
2011, per precipitare poi a luglio dello stesso anno. Vi è da
considerare poi il prossimo pronunciamento della Commissione europea sulla
legge di Stabilità, fissato per il prossimo Marzo 2015, che aumenta
l'incertezza. Governo e parlamento hanno già il loro da fare e dovranno anche
risolvere la questione del Quirinale. Lo stato di fibrillazione in cui vivono
i partiti,ed in modo specifico quelli più grossi ,
non aiuta. Il partito democratico attraversa una lacerazione profonda, il
rischio di una scissione. Forza Italia sembra nel caos più assoluto e appare
indecisa a tutto, con tanto di contestazioni al suo leader.
Avere riforme condivise, quando gli stessi partiti che le promuovono
presentano posizioni contraddittorie, potrebbe rivelarsi una chimera. Il
governo, glielo riconosciamo, annuncia le migliori intenzioni; ma proprio il
voto sul Job Acts testimonia come la maggioranza sia incerta e la stessa
opposizione di centrodestra, che vorrebbe ricostruire un'alternativa
credibile, si deve misurare con l'incompatibilità che corre fra Alfano e
Salvini. L'impressione è che gli schieramenti, quali si erano ancora
conosciuti nell'ultima campagna elettorale, si siano dissolti. Risulta allora
per lo meno curiosa l'idea di voler rafforzare un bipolarismo destinato ad
andare in pezzi in maniera definitiva. Occorrerebbe un supplemento di
riflessione sulla legge elettorale, oltre che sul modello costituzionale;ma anche su questi aspetti non sembra ci sia la dovuta
attenzione. La legislatura si era aperta nel nome delle larghe intese, per
avere quella governabilità che una sola coalizione di forze non era in grado
di assicurare. Le larghe intese (per qual si voglia obiettivo nate) si sono
dissolte; ed ora persino gli accordi successivi sono incrinati, tanto che le
dimissioni del Capo dello Stato ne segnalerebbero il fallimento.
Di fatto tutti i parametri in vigore, economici,
istituzionali, elettorali, richiedono un nuovo inizio, perché continuando di
questo passo il Paese va in rovina.
Da qui il progetto politico Repubblicano ed il prossimo Congresso Nazionale.
Roma, 1 dicembre 2014
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